Quando a fine febbraio 2015 eravamo bombardati da video virali di Facebook sugli attacchi dell’ISIS. Video dove, dopo aver incendiato le biblioteche della
città, si vedevano i guerriglieri distruggere
delle opere d’arte antiche presso il Mosul Museum, il secondo museo più grande
dell’Iraq. Ricordiamo tutti le reazioni disperate
di amici e amanti dell’arte: l’argomento principale era che quei
manufatti rappresentavano la storia dell’arte e della cultura del genere umano e che non dovrebbero essere coinvolti da
eventi terroristici, come gli attacchi dell’ISIS. Tutti ci chiedevamo come
possiamo ricostruire questi manufatti? Sono andati perduti per sempre?
Ne parlavamo qualche giorno fa con Vincio
Siracusano durante una intervista a Radio Street su come utilizzare la Tecnologia
Digitale per restaurare opere distrutte o per creare opere progettate ma mai
realizzate. Fra le tante ipotesi di ricostruzione 3D avevamo anche
discusso della possibilità di scansionare reperti archeologici, restaurarli virtualmente con software di modellazione 3D, e ricostruirli con le stampanti 3D. La rete sta diventando sempre più una inteliggenza collettiva e tutto quello a cui tu pensi in qualche parte del mndo viene realizzata e condivisa! Infatti ho ritrvato sulla rete il progetti di Morehshin Allahyari (http://www.morehshin.com/)
è una new media artist, attivista, insegnante e curatrice nata e cresciuta in
Iran che da alcuni mesi sta lavorando a Material Speculation: ISIS, un progetto “che esamina i rapporti
poetici e quelli politico-petroliferi tra Stampa 3D, Plastica, Petrolio,
Tecnocapitalismo e Jihad”, come lo descrive lei stessa.
Si tratta di una serie di modellini 3D di alcune opere d’arte
distrutte dagli uomini dell’ISIS nei musei del Medio Oriente
che, essendo dei file digitali, sono stati stampati in 3D per essere diffusi
illimitatamente in tutto il mondo: ogni oggetto stampato contiene una chiavetta
USB con le informazioni sugliultimi mesi del manufatto originale, raccolte
dall’artista con l’aiuto di numerosi archeologi, storici e del personale dei
musei.
Un progetto che, come altri lavori
della Allahyari, esamina ampiamente le contraddizioni politiche, sociali e
culturali che affrontiamo tutti i giorni. Morehshin ha partecipato a svariate
mostre, festival e workshop nazionali e internazionali in tutto il mondo. Ha
presentato il suo lavoro e le sue ricerche creative durante varie conferenze e
in università come la conferenza di TED,
il Nasher Sculpture Center, il Dallas Museum of Art, la conferenza CAA, l’Open
Engagement, il Prospectives ’12 – Festival Internazionale dell’Arte Digitale,
il Currents New Media Festival e in molti altri ancora. Hanno
parlato del suo lavoro Rhizome,
Hyperallergic, Animal New York, Art F City, Creators Project, Dazed Digital,
Huffington Post, NPR, VICE, Parkett Art Magazine, Art Actuel magazine, Neural
Magazine, Global Voices Online, Al Jazeera e, tra gli altri, anche la BBC.
Morehshin attualmente insegna
alla San Jose State University ed è cofondatrice e assistente curatore
alla ricerca presso il laboratorio di ricerca sperimentale del Pier9/Autodesk.
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